Processo di Sculacciabuchi
Causa penale contro il reverendissimo prete Don Sculacciabuchi di San
Rocco, imputato di aver rinculato in un boschetto un bimbo della sua parrocchia
che colà si recava per viole.
L'opera
sembra essere stata composta, alla fine dell'ottocento, da certo Giovanni
Rosati di Firenze, studente all'Università di Bologna e che sarebbe poi
diventato ministro di Grazia e Giustizia del Regno d'Italia.
Il successo
dell'opera, degna rappresentante della poesia goliardica, nella tradizione dei
Carmina Burana, si deve all'ottima qualità dei versi che riescono a narrare la
vicenda con fluidità e senza forzature, sciogliendo con naturalezza il problema
dell'uso del linguaggio scabroso. L'autore, evidentemente, era stato un attento
lettore di poeti come il Casti o il Batacchi.
Il testo era destinato ad essere
rappresentato e, in effetti, ciò è avvenuto ed avviene tutt'ora. Fra le varie
versioni esistenti, ho scelto quella riveduta dagli studenti universitari di
Siena.
Usciere: |
Il Tribunale! |
Cancelliere: |
Mi permetto di chiedere umilmente, data la serietà della vertenza, se permette l'egregio Presidente di leggere il verbale dell'udienza. |
Presidente: |
La cosa è troppo
giusta e naturale: Cancelliere ci legga
il suo verbale. |
Cancelliere: |
L'anno
milleottocentoottantasei addì trentuno di quel tale mese che i ciuchi vanno in culo e portan sei, l'egregio Tribunale babilonese, con l'avvocato Buchi in presidenza, messa una mano al cul apre l'udienza. Si discute la causa penale contro Sculacciabuchi da San Rocco, accusato d'aver con magistrale arte attirato un giovanetto sciocco e avergli messo in culo dieci dita di grossa fava lucida e forbita. Quindi, opportunamente interrogato sopra l'atto d'accusa, il Presidente chiede innanzitutto all'imputato il nome di suo padre e se si sente l'enorme fava un poco indolenzita per aver fatto in culo quella gita. Sculacciabuchi fa le sue querele per l'infamante accusa e poi confessa di averlo stropicciato tra le mele del giovanetto prima di dir messa; manca all'appello un testimone solo, il medico dichiara che ha lo scolo. La prima testimone Spazzacazzi depone che passando in un giardino. dove di giorno giocano i ragazzi, vide tra l'erba un uomo che supino stringeva fra le mani come un pazzo quel coso che le donne chiaman cazzo. Narra qui con un giro di parole che la fava veduta era sì grossa da sembrare un immenso girasole. La teste è conturbata ed è commossa e confessa all'egregio Tribunale che corse a casa e fecesi un ditale. Secondo testimone Ezio Pompini figlio di Gaudenzio da Poppiana e di Carola vedova Casini, di professione celebre puttana, vien chiamato in udienza e con far lento depone, sulla fava, giuramento. Dichiara quindi questo testimone che il giorno detto, quasi all'ora sei, mentre stava facendosi un segone nei pressi del giardino degli Ebrei, scorgeva fra le piante di un boschetto un culo, un cazzo, un prete ed un berretto. Data però la miopia evidente, il teste non sa dire di chi fosse il culo ed il cazzo, e dice che ha presente soltanto i movimenti e quelle mosse che sono naturali a un delinquente che commette un delitto ove c'è gente. Il terzo testimone Pappagrilletti di Mansueto nato a Senafé, che va spesso a cacare nei boschetti, giura sull'onor suo, sulla sua fé, che il lamento che udì quella serata era d'un uom che ponza una cacata. |
Presidente: |
Vada pur. Ci son più testimoni? |
Cancelliere: |
Nessuno più, o illustre Presidente. |
Presidente: |
Meno mal. Già ne ho
pieni i coglioni di questa gente che
non ne sa niente. Per avere un criterio
più compito udrem la relazione
del perito. |
Perito: |
Io cito a questo
egregio tribunale quanto risulta da
severa inchiesta ch'io feci già
nell'orifizio anale del giovinetto Adone
Succhiacresta; e sul cazzo robusto e
prepotente dello Sculacciabuchi
don Clemente. Comincio col citare i connotati Volume in metri cubi addirittura. |
Presidente: |
Son giuste e sagge queste osservazioni. |
Imputato: |
Ma no ................. |
Presidente: |
Creda, me ne intendo ............ |
Avvocato difesa: |
Se ne intende? Non
certo di sua scienza, ché non fu buono a
farne l'esperienza. |
Presidente: |
Ma cosa dice questo farfallotto? |
Avvocato difesa: |
Oh, lo sappiamo; ora lo piglia in culo. |
Presidente: |
Basta così e parli ora il Perito. |
Perito: |
Ecco, Signor, posson
toccar col dito Quanto accertai nell'ano strapazzato È un condotto slabbrato che dall'ano |
Presidente: |
Elogiando le esatte
osservazioni del più dotto dei
nostri specialisti passiamo ad ascoltare
le concioni che faranno gli
illustri penalisti che difendono l'una e
l'altra parte con gran preparazione
e vera arte. Terminata così l'audizione dei testimoni tutti, il Presidente da la parola al Minister Caprone pregando di far presto ch'è impaziente di andare con Primetta sulle mura a farsi una chiavetta di premura. Il Minister, con un parlar forbito, tutela le ragioni del diritto, solamente si trova impensierito sulla pena da dare, sta un po' zitto poi chiede al tribunale che all'imputato sia applicata la legge "Fraculato". L'udienza viene rimessa alla mattina; l'imputato ritorna in carbonaia, il Presidente va di Primettina, il Cancelliere dalla lavandaia, il Giudice ed il Regio Ministero vanno a farsi una sega in Battistero |
UDIENZA SECONDA
Parte
civile: |
Domando
la parola. |
Presidente: |
Parli
pure. |
Parte
civile: |
La famiglia del bimbo
rinculato, ritenendosi offesa
nell'onore, non intende ragioni,
Dio Sagrato! E vuole un indennizzo
dal priore; pretende, quindi, che
le sia pagata mille lire ogni
crespa rovinata. |
Presidente: |
Come
se non bastasse il buggerìo che
s'è già fatto intorno alla questione e
degli altri avvocati il lavorìo mancava
la civil costituzione. Parli
quindi, si sbrighi e badi all'ano che
l'imputato non le sta lontano. |
Parte
civile: |
Fin qui le risultanze
del processo ci portano ad una
sola conclusione la sala ove noi siamo
non è che un cesso ove viene a deporre
ogni coglione. |
Presidente: |
Avvocato,
non faccia il puritano! |
Parte
civile: |
Se
crede parlo con la fava in mano. |
Presidente: |
La
fava ecco, facciamoci capire, se
la riverghi in culo, mondo cane. |
Parte
civile: |
Allora lei mi lasci
proseguire se non vuol che dica
cose starne: io qui non mi trovo
per casaccio, né sono venuto a fare
il bischeraccio. Io insisto nel
volervi dimostrare quale influenza possa
avere l'ambiente su giudici ........... |
Presidente: |
Non può continuare. |
Parte
civile: |
Mi
lasci proseguire Presidente. |
Presidente: |
Avvocato,
fa troppe disgressioni. |
Parte
civile: |
E lei mi rompe un po'
troppo i coglioni. Dunque, dicevo,
dentro questo ambiente dove regnar dovrebbe
castità, c'è puzzo di brodo e
baccalà, giacché ne dica il
dotto Presidente, per cui, data
quest'aria che ci spira, par d'essere in un
casin da mezza lira. Fatta questa mia fine
descrizione entro tosto nel culo
al mio cliente facendo questa mia
interrogazione: è stretto? E' largo? |
Presidente: |
............. mondo e poi
serpente questa è di nuovo
conio, l'avvocato va già nel culo al
suo raccomandato. |
Parte
civile: |
Senta, se mi fa
un'altra osservazione, smetto immediatamente
di parlare; che ci sto a fare
qui, forse il coglione? oppure la giustizia a
illuminare? |
Presidente: |
Allora non divaghi
ogni momento. |
Parte
civile: |
Sono nel culo e
quindi in argomento. Orbene, il mio
discorso proseguendo, dirò che il mio
cliente disgraziato ha tutto il tafanaro
rovinato, riducendo a quel
povero figliolo come suol dirsi: il
cul come un paiolo. Questo è un fatto
ormai tradizionale, il turpe prete ha
grossa la cappella, talché costui,
signori del tribunale, parecchi culi
trasformò in padella e tra questi delitti
v'è l'orrendo consumato sul bimbo
che difendo. Tra le natiche pure e
rotondette di questi, penetrando
con furore, il cazzo di quel
prete fa un bel sette che la fava sfiorogli
pure il cuore, talché sol nel
vederlo ognuno dice: "Che c'è passata una
perforatrice ?" Per cui, o miei
signori della legge, dal deretano del
cliente mio escono sì
spaventevoli scurregge da sembrare il
castigo del Buon Dio; ed affermò dianzi la
cugina che quando caca
ottura la latrina. Ma c'è di più,
illustrissimi signori: trovandosi ier
l'altro il mio cliente con altri suoi
compagni a cacar fuori fece uno stronzolon
così imponente che per l'altezza sua
sarebbe stato certamente idoneo al
soldato. E' natural: la
piccola canaglia piantò subito su quel
colonnino non già il
tradizional fuscel di paglia, con in cima
sventolante in fogliolino, ma addirittura un
lungo e bel bastone con in cima il giornale
La Nazione. Un'altra volta,
essendosi purgato, fece nella latrina
della scuola un tal fetore così
prolungato .... |
Presidente: |
Le tolgo immantinente
la parola: scusi lei parla a dei
magistrati o a cinque bottinai
patentati? |
Parte
civile: |
Allor la vecchia
nonna del bambino è ricorsa ad un
bellissimo espediente quando lui sente roba
all'intestino che vuole uscir
precipitatamente a letto te lo corica
bocconi e va a chiamare gli
uomini del Cioni. Arrivan questi con la
ferrea botte applicano al cul del
bimbo un gran canale poi girano il
manubrio e ....... buona notte liquido e com'è
naturale viene vuotato il
povero piccino come se fosse un
semplice bottino. Perché, io mi
domando, quella iena, invece d'inculare un
ragazzino, non andò in culo
all'ottima Milena che ha il cul largo
al pari di un catino? perché non andò dalla
Miranda che potta e culo ha
come una veranda? > Perché quel prete
lurido e cretino, se voleva provare
sensazioni, non si recò in
qualche bel casino a farsi leccheggiar
fava e coglioni? Là, il fuoco
lussurioso ed asinino, sfogar egli potea con
un pompino. Recarsi egli potea da
gentil donna dalle chiappette
turgide e pastose e lì per lì,
Santissima Madonna, potea sbizzarrirsi in
mille pose, a potta indietro
oppur bucopunzone che è certo la
miglior posizione. Non basta; se volea
farsi leccare palla punta dei piè
fino ai capelli dovevasi in un
postribolo recare in cerca di
espertissimi budelli. Voleva coscia lunga e
fica sana? Bastava andasse giù
dalla Liliana. |
Avvocato
difensore: |
Ecco, se lei permette
o mio avvocato, vorrei farle una
seria osservazione; lei qui difende il
suo raccomandato, o da di ruffianesimo
lezione? Sento che porge un
sacco di indirizzi, manca solo che'l
cazzo ella ci rizzi. |
Parte
civile: |
Per questo,
eccellentissimo collega, c'è la sua
distintissima signora la qual mi fece assai
più d'una sega; anzi le posso dir che
lo lavora con una grazia sua
del tutto nuova, come se avesse in
mano un frullauova. Ma ritornando
all'empio delinquente, provare egli volle un
buco stretto ed afferrando un
povero innocente disse: vieni,
all'occhiel un fior ti metto; ed il fior, son d'un
teste le parole, la superficie avea
d'un girasole. E notate,
illustrissimi signori, anziché la retorica
figura essere esagerata nei
colori, è resa anche più
tenue addirittura perché infatti
risulta dall'inchiesta che la fava del prete
ha gorgia e testa. L'egregio difensor
muove le spalle? In segno di diniego e
non ci crede? Si faccia un po'
sfiorare con le palle il suo rotondo culo e
poi se vede. |
Avvocato
difensore: |
O, se lo faccia
accarezzar un po' lei. Io le vado nel culo e
porto sei. |
Presidente: |
Ma signori,
porchissima miseria, a seguitar così
proprio davvero si va a finire in una
cosa seria; qui lo sapete, non
c'è ormai che Piero che vada in culo,
fuor di qui, miei cari, si rinculino pure e
tutti pari. |
Parte
civile: |
Com'io dicevo, una
scrupolosa inchiesta fatta su
ciascuna ganza dell'imputato,
stabilì una cosa, a tutte l'allargò
come una stanza; del culo e della loro
grande fica fece cosa che è
meglio non si dica. Dopo aver, miei
signori del Tribunale, dimostrata la brutta
infermità che un cazzo immane e
soprannaturale produsse al mio
cliente, si vedrà all'accusato,
animalesco prete, la pena che giusta
applicherete. Spero che la
giustizia sia inclemente, spero che il vecchio,
irrisorio motto applicar non si possa
al mio cliente: "Restar senza
quattrini e a culo rotto", ma l'altro motto
ritirare in ballo che dice: "Fuor dal
mio culo è fallo". Ma son certo che
pronuncerete una sentenza qual ci
vuol severa altrimenti vuol dire
che obbligherete a portar le mutande
di lamiera perché non vò,
trovandomi a girare, sentirmelo nel culo
rivergare. |
Presidente: |
Sentiti, dunque, i
pochi testimoni dell'orrendo delitto
consumato da un prete che va in
cul fino ai coglioni ad un ragazzo saggio
e costumato; uditi i lagni della
parte lesa io lascio la parola
alla difesa. ARRINGA DELLA DIFESA |
Avvocato difensore: |
Aula solenne! Nel mirarti freme di maestosa riverenza il petto; incliti membri qui raccolti insieme il vostro nobil venerando aspetto tanta tema m'infonde e tal ribrezzo che fin l'uccello mi rientra a mezzo. Perché si veste di meschine spoglie quanto di verità la lingua scioglie? Ciò si deve al timor che in me raccoglie il tema grave della mia questione, tema che il dotto chiama sodomia e il dialetto volgar culatteria. E se di questa tendenza carnale pronunciar non saprò retto giudizio, sappia benignamente il Tribunale che in materia di cul io sono novizio; difatti fino a qui mi son difeso e, grazie al ciel, nel cul non ce l'ho preso. A te, devoto, mi rivolgo intanto, celeste gerarchia dei culattieri che siedi a destra del finocchio santo a te, mio Sgricci, primo fra i primieri per cui da un pezzo in qua gli angeli invano giran pel ciel con l'uccello in mano. A te Giove lascivo, del cosciale e della sega protettor famoso, nella campagna dell'amor carnale tanto lascivo e tanto vigoroso che nel partir da questa valle d'Eva sbrodasti in mano al prete che t'ungeva. Ne te tralasciamo insigne Catugliano di papi almo nipote e di eminenze che te ne stai a fianco del sovrano regolandoti dietro alle eccellenze e per provar i sensi tuoi guerrieri lo scaraventi in culo ai granatieri. A te Falorni insigne bacchettone che, mescolando il cazzo alla morale, rinculato ti sei con devozione tutti gli abati della Cattedrale e, se ti regge il filo della schiena, rinculi la diocesi di Siena. E a te, dovizio mio, rivolgo preci a te che il nostro principe diletto tiene in riva dell'Arno a far le veci di un re finocchio imbastardito a letto a te, che in vece sua, ti sei fottute tutte le donne delle sue tenute. E voi pure qui commosso imploro geni d'Arcadia, fottenti e fottuti, anacreonti dall'uccel d'oro per l'armi, il culo e le virtù cresciuti che sfacciati svelasti con vigore le rosse fave dall'altrui candore. Era già l'ora che volge al desio e ai culattieri intenerisce il cuore al soave pensier di un cazzo pio che tolga alla lor voglia un po' d'ardore; l'ora in cui l'uomo per segrete ubbìe commette volentier le porcherie. All'ombra d'amenissimo boschetto prete Sculacciabuchi di S. Rocco stava sdraiato con un giovanetto a lui si caro perché suo balocco e tra l'indice ed il medio dolcemente il ganascino gli stringea sovente. Non vi dirò con vividi colori la soave beltà di quell'Adone per tema di eccitarvi miei signori, quando non sia già tardi, l'erezione e in cotal dubbio, non del tutto strano, mi porto al culo la sinistra mano. Per farla corta vi dirò soltanto che quella birba inculerebbe un morto se a caso lui se lo trovasse accanto; Lazzaro non appena fu risorto rinculato lo avrebbe addirittura bucopunzone nella sepoltura. Lo stesso Abramo, in barba alla lezione dei suoi nepoti a lui così fatali, se comparir vedesse da Plutone un pezzetto di culo a questo uguale, si giocherebbe, con la stessa sorte, l'Eden con le stime vive o morte. Per tornare quindi sull'accusa in atto, pare che questo prete, in conclusione, dalle parole advenisse ai fatti e con l'uccello fuori dal calzone, cominciasse a saltare a manca e a dritta come giovane somara a coda ritta. L'accusa qui tralascia e qui ripete i versi, i baci, le carezze impure; dice tra l'altro che l'avido prete strofinando l'uccello alle crespure del tenero garzone, l'appellava: "Coccolo della mia paterna fava". E che al fin, Dio mio, rotto ogni freno, qual d'api in alvear maligno vespe, ardisse dilatargli in un baleno le tenerelle trentacinque crespe versando in culo al giovanetto vago non brando, ma gomotoli di spago. E' quello l'episodio, tale e quale, che qui l'accusa chiama sodomia, episodio innocente e naturale, che a raccontarlo in una frateria c'è da trovarsi, come i cani all'osso, i frati tutti col priore, addosso. Lasciando andar la Chiesa dei dottori, con il buon senso alla mano ela
ragione, in primis io domando a lor signori se è sodomia la cronaca in questione, ammettendo pur anche il postulato che il metterlo nel culo sia peccato. Dieci dita di muscolo virile, sezionato dal visto di un priore, fanno in ogni società civile un nodo indissolubile d'amore, anche se il libro della Creazione di questo visto non ci fa menzione. Ora, se due persone, gentilmente s'incontrano a passeggio per la via e fra un discorso e l'altro incontinente fanno, dirò così, la porcheria com'è che c'entri l'arbitrio del fisco questo, signori miei, non lo capisco. Non si dirà che nel caso presente non si tratti di cepila usuale, celebrata fra sesso differente, bensì di confusione sessuale ossia di nozze all'uso pecorino fra cittadino maschio e cittadino. Ma neppure di questa congiuntura il Creatore se n'è mai occupato; io vi sfido a trovare nella scrittura il passo ove il culo sia citato: sarà per pudicizia, ma per me c'è una ragione logica e cioè: che il cazzo non ha occhi, già si sa quindi non c'è ragione sufficiente per farne un caso di moralità; se il cieco sbaglia un uscio in un ambiente, per ascriverlo a colpa bisognava, ch'avesse, Dio mio, un occhio anche la fava. E molto più del sesso femminino, dove questi due buchi spalancati sono l'un l'altro talmente vicino che chi sa quanti mai si son sbagliati e quanti i mariti, in capo all'anno, vanno in culo alla moglie e non lo sanno. Valga l'esempio di David il Santo che, fornicando all'uso pecorino glielo recapitò nel buco accanto e se ne avvide soltanto al mattino, quando, nel far la solita abluzione, trovò sul cazzo un seme di popone. Ma cresce assai di più la meraviglia ripensando alla carica meschina che il culo ricopre anche in famiglia, dove gli han dedicato la latrina, mentre la scienza, pur nei sui misteri, gli consacrò la canna dei clisteri. In conclusione questo battisterio non avvenne per mala volontà prima però di emettere un criterio, esaminiamo con serenità le prove e i documenti di ragione dall'accusa portati in discussione. Dice una testimone non sospetta di aver visto a quell'ora l'imputato a pancia all'aria sulla molle erbetta col cazzo dalle brache spenzolato di cui la testa, sono le sue parole, la superficie avea d'un girasole. L'accusa alza le voci ai quattro venti e fa di questa teste il suo timone; ma siamo giusti o giudici sapienti, cosa prova questa testimone? Per me, se si vuol essere imparziali, prova due cose sole, ed ecco quali: Che il mio cliente, Dio lo benedica, possiede un cazzo da museo romano; che in quella sera di pace nemica se lo teneva a frescheggiare un mano, refrigerio, per legge, competente ad ogni cittadino indipendente. Piuttosto qui ne tocca la morale; io son d'avviso che la donnicciola, fedele anch'essa a quel senso fatale, visto colà, sul quella verde aiuola, quell'enorme e bel cazzo asinino, si tirasse lì tosto un ditalino. Un altro testimone su enunciato racconta di aver visto due compari l'uno sopra l'altro accavallato precisamente come due somari, ma non sa dir, per l'altro, il sempliciotto chi fosse stato sopra e chi di sotto. Nel dubbio qual dei due fosse l'attore, potrebbe il mio cliente, e con ragione, prendere il posto dell'accusatore, tantopiù, che sia detto in confessione, un perito dell'arte gli ha trovata la madrevite del culo tutta spianata. Un terzo testimone, un giovinetto Questo propone l'accusa fiscale, come prova di un atto sì funesto. Ma qui faccio notare al Tribunale che chi riceve un cazzo come questo nelle tenere parti deretane non ponde, ma guaisce come un cane. Quanto sia l'orifizio delicato dica lei Presidente, per piacere, raccontando quel caso disgraziato, allorquando, mettendosi a sedere, inciampò, Dio ci guardi, in un fuscello e dica quale spasimo fu quello. Questa la prova dell'accusa, questi, del supposto reato, i documenti che a voi pertanto, magistrati onesti, spetta di giudicar se sufficienti. Ma prima di risolver l'argomento di ascoltarmi, vi prego, anche un momento. Sia per effetto di gravitazione, Ma dato che l'uscita di famiglia supera l'entrata quotidiana, l'uomo che spesso economia consiglia, passò da mezzogiorno a tramontana; e fatto un giro, con lo stesso metro, invece dal davanti andò di dietro. D'altronde, per le fave smisurate come quelle di Golia e Gedeone, le pertinenze delle donne amate avevan preso tale sproporzione che per riguardo alle dame d'Israele tutti se lo mettevan tra le mele. Dillo, Rebecca, di che fava armato fosse il tuo Isacco, allorché la prima sera ti mozzò, solo nell'imboccarla, il fiato; fava che quando la metteva intera, con una curva che non si descrive, capolin ti facea tra le gengive. Taccio la verga do Mosè che, oh Dio, mosse il singhiozzo a chi la vide ritta; ne Giona il ghiotto rammentar vogl'io che, a quanto afferma la leggenda scritta, mandò all'altro mondo una balena a forza di cazzate sulla schiena. Nei libri del fatidico Daniele si legge di quel celebre Langino segretario dei templi d'Israele che, avvolto nella fava uno stoppino, comodissimamente da sedere accendeva col cazzo le lumiere. E chi non sa tra noi che certa gente invece di segnar le cose sue nel taccuiono per tenerle a mente, si faceva col cazzo un nodo o due a quella guisa che la donnicciola con la cocca faria della pezzola? Si legge di Golia che assediato si mettesse a pisciare incautamente dai merlo di un bastion fortificato, ma se ne avvide la nemica gente che s'assentò sul cazzo, e con destrezza salì di sopra e prese la fortezza. Assuero un così lungo membro avea che a pisciare dal tetto era obbligato, e per di sotto i suoi servi in livrea con pali lo tenevan fermato talché quel cazzo, visto alla lontana, un condotto parea d'acqua piovana. A questo punto di masculazione aggiungi il pizzicar fuor di misura che le nipoti del pio Salomone avevan nelle parti di natura sicché, a quanto dicono gli scrittori, non permettevan di tiralo fuori. Agar infatti, ancor che il mondo taccia, invasa da una ria febbre uterina girò ululando per il deserto in traccia di una perpetua fava adamantina; e solo dopo averne fatte trenta: "Stanca son io disse, ma non contenta". Ruth, che andava per far acqua al pozzo, Ester, e questa non è vil fandonia, Certamente il calor di quelle dame produceva lo scolo a segno tale che il sindaco dell'inclito reame, per prevenire così un più grande male, alle potte più sane, per controllo, appiccicava sopra un francobollo. Un pò per questo, e un pò perché le potte Superfluo è raccontar che gli Spartani lo pigliavan nel cul senza dir "Ohi", con calma e con calori sovraumani, e infatti spartano, anche a noi, significa l'eroe che in varia forma lo riceve nel culo e par che dorma. Da ciò, dei Sodomiti la gran corte, Vitellio, successore di Nerone, a guazzo lo tenea nell'intestino come si fa coi capperi in fusione; ce lo mise una volta in sul mattino e lo levò alla fin della giornata che parea un'anguilla marinata. Là nella Grecia, madre di sapienza, e patria pur d'insigni bucaioli, ad Atena questa sozza tendenza predominava tra i sapienti soli che libri e manoscritti ci han lasciati per provare che furono inculati. Ne basta; quei filosofi eruditi studiano e vanno in culo al tempo stesso e mentre ruminavano quesiti tenevano in giovinetto genuflesso giù tra le cosce sotto il tavolino come s'usa far da noi con lo scaldino. Presso i romani poi la sodomia varia secondo i gusti e le persone c'è chi lo mette per economia, c'è chi lo prende per dilatazione; fatto stà che i Quiriti belli o brutti l'arte del cul la conoscevan tutti. Al tempo del famoso Cincinnato quando la vera civiltà fioriva il prenderlo nel cul era indicato come cura, direi rinfrescativa, tal quale ai nostri dì dei Fiorentini recarsi all'acqua di Montecatini. Mario, che dappertutto mescolava la disciplina alla virtù guerriera, applicò la ginnastica alla fava e trovato un finocchio fromboliere un premio istituì di propria borsa a chi lo rinculava di rincorsa. Silla fu più di Mario scoglionato; difatti giunto a Roma vincitore in segno del potere conquistato salì in palazzo e rinculò il pretore e poi dal cancellier Quinto Macuzio si fece apporre il visto sul prepuzio. Il figlio di Agrippina, assai più fiero, fece del culo scempio singolare e poi che rinculato ebbe l'impero, non sapendo più chi rinculare, fattosi fare in terra un buco tondo fantasticò di rinculare il mondo. Cesare taccio, poiché tutti sanno Ricordo appena il sommo Cicerone E' noto che, bramando il deretano Quando sali al potere, Costantino Verso il seicento il culo della gente era un diritto della signoria; infatti don Rodrigo, il prepotente, nella restituzione di Lucia volle per patto primo e vigoroso d'infilarlo nel culo dello sposo. Isabella di Spagna, il cui marito Dante non taccio, illustre letterato, Cristoforo Colombo, il genovese Il Borgia, detto Duca Valentino, Dopo, sotto il sistema livellario, Ma troppo ho detto di storia profana; passo in rassegna alle galanterie della Chiesa Cattolico Romana, che in materia di certe porcherie ha avuto degli insigni culattini assai più raffinati dei latini. Circondata da questa quinta essenza di porci bucaioli per mestiere, la Chiesa, per amor di convivenza, di sovente finge di non vedere e per mostrarvi s'io abbia ragione vi citerò gli esempi e le persone. Per le celebrità tradizionali cito il domestico fra Pirlone da Dio provvisto di fluidi tali che per ogni devota processione cavar solea dall'uretra infuocata di liquido ben fresco una manciata. Taccio il padre Conforti, il più potente Nel manuale di meditazione di un certo reverendo padre Gosto, si racconta di un frate buggerone che sotto la canicola d'agosto, percosso da libidine culina, lo schiaffasse in culo a una gallina. Giorni dopo, al cuoco fra Bastiano, mentre stava per fare una frittata, casualmente gli capitò in mano l'uovo della gallina rinculata, lo schiaccia ed esce fuori, indovinate, un tuorlo mezzo gallo e mezzo frate. Vi lascio immaginare il fracassìo dei teologi tutti e dei casisti; chi lo disse un miracolo di Dio; che del diavolo ed accese il lumen Christi; ma il provinciale che non era rapa, messo l'uovo nel piatto, andò dal Papa. Lassù dove le teste son quadrate si rise della povera gallina e al tempo stesso si condannò il frate a non mangiar più carne pollina e questo per escludere il periglio che qualche volta si mangiasse il figlio. Stava in un antichissimo convento un cancello di ferro all'entratura; il guardian, persona di talento, senza violazion di clausura ritto tra gl'interstizi del cancello lo schiaffava nel culo a questo e a quello. L'aneddoto fu in curia riportato e tosto quei dottissimi signori visto l'atto ingegnoso consumato con la persona dentro e il cazzo fuori viste le cose e ben considerate condannarono il cazzo e non il frate. Un certo fra Macario Bernabita ricco di membro e pieno di talenti aveva l'abitudine incallita d'inculare le proprie penitenti forse perché quel ceto di persone lo ricevevano con santa devozione. Impensierito, il vescovo locale, per l'intestini di quelle devote, riferì questa cosa la tribunale, ma il presidente delle sacre rote appoggiandosi al detto di Lucano: "Licite marito titillare in ano". Decise che i santi dottrinali permetton, senza tema dell'inferno, di frenarlo nei sacchi emorroidali; e un prete, ch'è ministro dell'interno, potrà, senza mai nuocere al pudore, passar nel culo per entrar nel cuore. E' noto che perfin le monachine che la Chiesa romana militante in materia di culi in ambo i sessi fu sempre e si mantiene tollerante; e per tema di rendermi sgradito anche questo racconto, ed ho finito. Padre Oliva, maestro di latino, inculava a distanza un bel novizio, fresco come una rosa di giardino, e a tal gl'aveva ridotto l'orifizio che poteva ingoiar senza sconcerti ombrelli chiusi e ricacarli aperti. Ma dai picchia e mena il disgraziato Nessuno mosse querela al padre esoso; anzi quella carcassa intestinale, come oggetto storico prezioso, venne esposto al museo del Quirinale e in appresso il pontefice Gregorio ne fece un colapranzi in refettorio. Ma, per Dio, valgon logica e dottrina la scienza, l'uso pubblico e privato ? Ammessa anche l'ipotesi cretina che a metterlo in culo sia reato; dato per il momento e non concesso che il mio cliente gli ce l'abbia messo, da quando in qua, signori, un giovanetto Voi stessi, incliti membri, che fareste dato vi capitassero davanti due natiche assassine come queste di greca soavità tutte spiranti ? Di cui la superficie alma e pastosa vince il velluto della mela rosa ? Se giudicar degg'io dall'apparenza, E qui, Signori, dubitar non posso |
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Presidente: |
I giudici hanno inteso il difensore in dolci accenti superar se stesso, tanto che ho nella fava un pizzicore. Sarei quindi per chiudere il processo se, data l'importanza dell'affare, l'accusa non volesse replicare. |
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Pubblico ministero: |
Chiedo venia
all'illustre Presidente se questa volta
anch'io sarò costretto a replicar non troppo
brevemente su tutto quanto la
difesa ha detto. Non son uso a sprecar
tante parole nemmen per cazzi come
girasole, ma adesso son sul vivo stuzzicato con insinuazioni tendenziose come se l'è permesso l'avvocato; e le chiappe diventan mele rose, il foro anale tenero bocciolo e per giunta mi da del segaiolo, allora anch'io, per quell'alta morale Un dotto specialista, ottimo amico, mi disse che il chiarissimo collega con quella faccia lì da beccafico, fece con cul al parroco una sega e certe crespe gli ci son cresciute come nessun sin'ora aveva avute. |
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Avvocato difensore: |
Basta, sangue di Dio, è una schifezza di cui domando conto al Tribunale. |
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Presidente: |
Lasci stare avvocato, è una sciocchezza che non sarà annotata nel verbale. |
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Avvocato difensore: |
Vado in culo al verbale e a chi lo fa, ora mi calo giù i calzoni e si vedrà. |
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Pubblico ministero: |
La dispenso ad usare questo mezzo, ho il naso delicato e non vorrei ..... |
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Avvocato difensore: |
La potta di sua moglie sa di lezzo e il giudice lo sa meglio di lei, che da circa diec'anni se la chiava, pubblico minister della mia fava. |
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Pubblico ministero: |
Del culo prego, della fava no ! Perché per dire la pura verità del culo suo sempre qualcuno parlò, ma se abbai una fava non si sa. Si calmi dunque e lasci fare a me, che quanto al resto verrà da sé. |
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Avvocato difensore: |
ma io chiedo all'illustre Presidente ...... |
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Presidente: |
Ma si finisca questo schiamazzare; lei si metta a sedere immantinente, mentre l'accusa seguiti a parlare; se poi lo crede metta il culo fuori e lo faccia vedere a quei signori. |
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Pubblico ministero: |
Messa in chiaro la duplice questione per cui l'elegantissimo oratore parlò con si profonda cognizione di quel cazzo che sembra un girasole è inutile avvertir ch'abbiamo udito la moglie che difende suo marito. Nonostante ciò non vo' essere restio a discutere qui la conlusione, del culo me ne intendo un poco anch'io, sebbene per opposta operazione, e quando il verso capita bisogna non farsi chiudere da vergogna. Dirò dunque, lasciando in santa pace Io so che il mondo è sempre vivo, e pare, Una cosa è certa, o miei signori, metterlo nella fica è naturale e metterlo ben dentro e non di fuori è sempre stato un uso universale e i nostri figli, checché se ne dica, non escono dal cul ma dalla fica. Se, come diceva l'avvocato, Nemmen voglio discutere se un frate Ridotta nelle giusta proporzione la sodomia nei fasti del passato, io non voglio cercar se fra' Pirlone facesse o non facesse gran peccato, ne se ne sia gran virtù, stando a sedere accendere col cazzo le lumiere. Né desidero poi fare confronti colla storia alla mano e colla legge, sebbene più di mille n'abbia pronti; perché il culo è la via delle scurregge e se qualcun ci gode e ci si caccia tanti saluti a lui e buon prò gli faccia. Fo' soltanto notare al Tribunaleche il fior fiore del popolo
romano andava in culo specie a carnevale e ne dava l'esempio anche il sovrano; tuttavia in certi luoghi inciviliti simili passatempi erano proibiti. Le leggi poi che attraversando i tempi Anzi se dobbiam creder a Platone, Nel medio evo qualche tirannello Ora poi non saprei con qual diritto Capisco che ridotto a questi estremi Qui calza una parentesi: la fava, Gli stimoli del bischero son tanti Coi coglioni che mostra l'accusato, |
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Avvocato difesa: |
Non posso tollerar più lungamente ..... |
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Pubblico ministero: |
Ed io son stanco di essere interrotto; quando parlava lei non dissi niente e colpa non ne ho se ha il culo rotto. |
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Presidente: |
La finisca, per Dio, brutto maiale o la faccio buttar giù dalle scale. |
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Pubblico ministero: |
La parentesi è
chiusa, e giungo al fine attraverso un
discorso irto di cazzi, di culi, di chiavate
adulterine e di sbrodate lunghe
come razzi, a ribatter gli stral,
se ben comprendo, che la difesa mi
scagliò ridendo. Disse dunque il simpatico collega che non andare in culo è da villani; non è vero, per Dio, manco una sega; io tengo delle prove nelle mani, prove sicure e molto concludenti, con le quali darò due schiarimenti. Due soli, benché mille ne abbia pronti, per non tediare troppo il Tribunale; prove che mostrano senza confronti esser la fica d'uso universale non solo agli ignoranti riservata ma anche dai dotti ben gustata. Il primo esempio è tra i poeti preso e Dante è quel che ce lo può offrire, che riguardo a Beatrice si vide arreso soltanto quando videla morire, e ne fece una dama angelicata non potendo più farci una chiavata. Altro poeta ch'altra prova porta è quel Petrarca che cantò l'amore di Laura bella e viva e dopo morta pianse con grande pena e gran dolore perché la morte gli rapì l'amata, prima che la fica lei gl'avesse data. Secondo esempio è poi fra i prosatori; il Boccaccio che, nel Decamerone racconta di chiavate e chiavatori, ma non presenta un solo fra' Pirlone, segno ch'anche per lui la rinculata non reggeva il confronto alla chiavata. Qui termino l'elenco dei sapienti che a voler sarebbe ben maggiore con cui si prova che le voglie ardenti da lor provate furon per l'amore fra uomo e donna; quindi son si dica che cercavano il culo e non la fica. |
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Avvocato difesa: |
Avverto solamente il magistrato che il suo buco di culo è sempre pronto alla prova di un bischero rizzato qual non si vede mai nulla in confronto, e mi conceda di chiedere il permesso di domandare a lei di far lo stesso. La fava ha il suo diritto, ed ha ragione, d'andare in ogni buco che sia aperto e tirando la somma, in conclusione, il buco rassomiglia a un gran deserto con il pascolo aperto al mondo intero e ciò in onor del regio ministero. Con ciò rivolgo i miei ringraziamenti al Tribunale che fin'ora tediai ed aspetto dai giudici sapienti quella condanna che raccomandai e quindi in tal persier che mi consola mi seggo rinunciando alla parola. |
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Presidente: |
Avendo
l'accusa, e ancora la difesa rinunziato
a parlare ulteriormente, e i
testimoni escussi, siam d'intesa che
il dibattito cessi finalmente. Se
qualcosa d'aggiungere ha pensato, in
piedi s'alzi e parli l'imputato. |
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Imputato: |
Nel
corso del processo si è sentito dirne
sul conto mio di bianche e nere; perciò
del Presidente il caro invito di
parlare, raccolgo con piacere. Acciocché
la ragion sia ben intesa ai
giudici esporrei la mia difesa. Son
poche le parole che già in fretta ho
pensato allorquando il mio avvocato, preso
da quella foga benedetta senza
curarsi di riprender fiato, sciorinò,
più dell'avvocato Cassi, coglionerie
da far crepare i sassi. Mi
lasci dire, e veda se ho ragione; e
ciò glielo dimostro in due parole: come
le par che regga il paragone della
mia fava con un girasole? Chi
afferma all'udienza e lo sostiene vuol
dir che la conosce molto bene. Di
qui non s'esce, ed è questo un assioma senza
bisogno di dimostrazione; se
attribuisce al cazzo mio una chioma, e
non ritira questa osservazione, il
pubblico è convinto, ci scommetto, che
il suo buco del culo non sia stretto. E
passo quindi all'insinuazione con
tanto ardire in pubblico gettata della
quale farà ritrattazione, se
non, c'è la querela preparata, che
un perito dell'arte ha riscontrato che
c'ho il buco del culo rovinato. E
neppure vo' ribattere le accuse che
m'ha lanciato la parte civile. Non
ci son creste o scoli: sono scuse, la
fava è liscia liscia. è tutta bile: perché
richiesta un di gliela negai, oggi
mi trovo qui fra tanti guai. Se
dai culi le pompe hanno funzione di
toglier gli escrementi uso bottini io
non so nulla; e poi se la Nazione sopra
uno stronzo ha messo un ragazzino, che
colpa n'ho? Oualcuno in settimana ci
può schiaffar la cronaca Romana. Il
vescovo dovrebbe a mio parere protestare
con foga e con passione; ma
questa è bella; state un po' a vedere che
un pochino alla volta, Dio birbone, quando
nel mondo un culo hanno spaccato danno
la colpa al povero curato. E
questo è giusto? Certo il Tribunale ch'è
composto da gente di giudizio saprà
scoprire donde viene il male. D'andare
in cul, signori, non ho il vizio, e
se un dì questo mal mi si è attaccato è
stato a frequentare il mio avvocato. Del
perito? ce l'ha? Legalizzato? Lo
mostri, ed io mi cheto sul momento; ma
fino a che non me l'avrà mostrato il
Tribunale non sarà contento. Io
posso sostenere che nel sedere non
ci ho preso finora che un clistere. Se
una prova ne vuole il Tribunale, che
mi si porti un uovo non bazzotto: io
l'introduco dentro il foro anale, e
dopo anche il più grande sempliciotto se
ci vede potrà ben osservare e
le ventitré crespe mie constatare. Non
trentacinque, come erroneamente osservò
poco fa la mia difesa. Ma
basta, e che si tenga bene a mente questa
lezione che da me si è presa. E pria
di calunniare un uomo invano sul
cuore deve mettersi una mano. Pensi
che ha bazzicato già un priore dalla
fava, lui dice, animalesca; pensi
che c'è venuto a tutte l'ore; dal
fin qui detto, non le par che ne esca il
legittimo dubbio alle persone che
l'aiutai a far la digestione? Neppur
risponder voglio al ministero che
del mio cazzo sa le dimensioni. Del
neo sul cornicion non fo mistero, ma
mi sembra che tali affermazioni possan
far ritenere al popolino ch'egli
ci abbia discorso da vicino. Mi
si perdonin queste digressioni; solamente
ho voluto dimostrare di
avere il culo in buone condizioni; e
quanto al cazzo dalle forme rare si devon
figurare ch'ho un pipino come
potrebbe averlo un lor bambino. Rancor
non tengo per le sue parole all'avvocato
che mi ha mal difeso; egli
è padrone di dir quello che vuole: nel
culo non ce l'ho messo né ce l'ho preso; e
invocando giustizia e non clemenza impassibile
attendo la sentenza. |
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Presidente: |
Terminati
così magistralmente i discorsi d'accusa e di difesa destati più dal cul che dalla mente in pro e in contro della parte lesa il Tribunale non ha più da fare che ritirarsi per deliberare. |
S E N T E N Z A
Nel sacro nome di S. M. Sgricci della potta, del culo e d'altri siti IMPERATOR per grazie della fava sua imponente, nota persino in estremo oriente, protettore della sega e del cosciale di Babilonia, il regio tribunale la seguente sentenza ha pronunciato contro Sculacciabuchi che è accusato d'atti lascivi, oscuri e violenti che finora non hanno precedenti, commessi con astuzia viperina su persona minore e mascolina ritenendo che Adone culo stretto e Don Sculacciabuchi di San Rocco erano il quattro maggio in un boschetto e s'andavano in culo sano e rotto sospirando sovente tra le fronde come gente stitica che ponde. Considerando un tale testimone che dice d'aver visto solamente un uccello fuori dal calzone, senza alcun indizio concludente; ed un tale che vede e, sempliciotto, non sa dire chi fosse sopra o sotto. Atto per cui nel dubbio il Tribunale non può applicare l'articolo sessanta e trentasei del codice penale; e neanche l'articolo novanta che dice: " Cadrà in multa il cittadino sorpreso dentro un culo mascolino". Perché un fatto di giurisprudenza ha seguito un contegno riassuntivo e giammai noi si emise una sentenza sia nel soggetto attivo che passivo accusato d'aver per la via dato incremento alla pederastia. Sia per questo motivo condannato a pagar le spese il querelante e senz'altro prosciolto l'imputato dall'accusa lasciva ed infamante applicando così la legge Menga che dice: "Chi l'ha 'n culo ce lo tenga". |
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