L'Isola del Giglio (Aigylion per i Greci, Igilium per i Romani) con i suoi 21 kmq risulta la seconda in ordine di grandezza tra le isole
dell'arcipelago toscano, a circa 8 miglia marine dal Monte Argentario.
Ha forma ellittica irregolare, con una lunghezza massima di circa 9 Km.
Culmina nel Poggio della Pagana (498 m s.l.m. ) ed è scoscesa e rocciosa, formata essenzialmente da graniti; le colture sono rappresentate da vigneti e olivi; estesa anche la macchia mediterranea.
La popolazione è accentrata in tre paesi:
1) Giglio Porto con un piccolo porto per navi e imbarcazioni da pesca e da diporto
2) Giglio Campese, stazione balneare
3) Giglio Castello
Il borgo di Giglio Castello è ancora circondato da mura dal perimetro piuttosto irregolare, conservate quasi per interoe; sono intervallate da varie torri rotonde, coronate spesso di merloni e con una "camminata", lungo la quale si conservano ampi tratti del cammino di ronda; una serie fitta di arciere segna quasi sempre la sommità delle mura e quella delle torri merlate. L'accesso all'interno è affidato ad un'unica porta, interessante perché raggiungibile solo attraverso due altri archi ed un tortuoso percorso, difeso da un antemurale coronato da fittissime arciere; sopra la porta è un apparato a sporgere su rozze mensole di pietra con piombatoi ed un arciera. A sinistra della porta, in un angolo delle mura, sporge una torre rotonda con muro a scarpa fino al coronamento di piccoli archetti triangolari su mensolette, che regge la parte finale coronata di fitte arciere.
Sulla vetta della collina sorge la rocca, grosso blocco quadrangolare, con alcuni tratti di base a scarpa, con una torre quadrata nell'angolo NO e due circolari, con base fortemente scarpata, negli angoli SE e NE; l'ingresso è ul lato O a mezzo di un portale ad arco acuto accanto a quello che sembrerebbe una torre mozza in filarotto.
Già abitata dall’età della Pietra, piú tardi fu probabilmente una base militare etrusca ed anche sotto la dominazione romana fu una base di una discreta importanza nel Mar Tirreno e visse uno dei momenti di maggior splendore sotto il dominio romano della Famiglia dei Domizi - Enobarbi, , come dimostrano i numerosi relitti nelle acque antistanti l’Isola e le menzioni nella letteratura dell’epoca (Giulio Cesare "De Bello Civili I" - Plinio "Historia Naturalis" - Antonino Augusto "Itinerarium Maritimum" - Claudio Rutilio Namaziano "De reditu suo" ). Cosí Namaziano saluta il Giglio, passando davanti all'isola quando lascia Roma (presumibilmente fra gli anni 415 e417 d. C.) invasa dai Goti per far ritorno ai suoi possedimenti in Gallia:
Nell' 805 l'isola fu donata da Carlo Magno all'Abbazia delle Tre Fontane, nel 1269 divenne feudo della famiglia degli Aldobrandeschi ed in seguito al matrimonio di Margherita con Nello Pannocchieschi l'isola passò a quest'ultimo.
Con le seconde nozze di Margherita degli Aldobrandeschi con un suo consanguineo, il Papa Bonifacio VIII (1303), tolse il feudo a Margherita per assegnarlo a Goffredo Caetani. Successivamente con il matrimonio di una Caetani con un Orsini, l'isola divenne proprietà della famiglia Orsini. Fu in questo periodo, fra l'altro, che il 3 maggio 1241, nelle aque circostanti, si svolse la battaglia dove la flotta del re Enzo (figlio di Federico II) annientò quella guelfa genovese che portava a Roma i prelati per il Concilio convocato da Gregorio IX contro lo stesso Imperatore.
A partire dal XIII secolo e fino ai primi anni del XV la repubblica di Pisa, alla quale si deve la struttura urbanistica di Giglio Castello e tutta la cinta muraria, ne ebbe dominio effettivo. L'Isola passò di mano in mano fino ad arrivare all'anno 1559 quando fu acquistata dalla moglie di Cosimo I Medici Eleonora di Toledo, alla morte della quale venne inclusa nel Granducato di Toscana.
Nel XVI secolo, con l'espansione dell'impero Turco, il Giglio conobbe il suo periodo piú buio. Fu oggetto infatti di continue incursioni da parte dei pirati barbareschi arabi e nord-africani. Rimasta impressa nella memoria, fu sicuramente la scorreria condotta dal pirata turco Khayr al-Din Barbarossa che nel 1544 deportò come schiavi ben 700 gigliesi. A difesa dell'isola furono costruite alcune torri, rafforzate le mura ed istituita una milizia civile che venne sciolta solo nel 1860 con l'annessione del Giglio al Regno d'Italia. Solo il 18 novembre 1799 le scorrerie piratesche ebbero fine grazie all'eroica resistenza degli abitanti dell'Isola.
(Fonti: tuttomaremma.com, Utet, wikipedia)
Culmina nel Poggio della Pagana (498 m s.l.m. ) ed è scoscesa e rocciosa, formata essenzialmente da graniti; le colture sono rappresentate da vigneti e olivi; estesa anche la macchia mediterranea.
La popolazione è accentrata in tre paesi:
1) Giglio Porto con un piccolo porto per navi e imbarcazioni da pesca e da diporto
2) Giglio Campese, stazione balneare
3) Giglio Castello
Il borgo di Giglio Castello è ancora circondato da mura dal perimetro piuttosto irregolare, conservate quasi per interoe; sono intervallate da varie torri rotonde, coronate spesso di merloni e con una "camminata", lungo la quale si conservano ampi tratti del cammino di ronda; una serie fitta di arciere segna quasi sempre la sommità delle mura e quella delle torri merlate. L'accesso all'interno è affidato ad un'unica porta, interessante perché raggiungibile solo attraverso due altri archi ed un tortuoso percorso, difeso da un antemurale coronato da fittissime arciere; sopra la porta è un apparato a sporgere su rozze mensole di pietra con piombatoi ed un arciera. A sinistra della porta, in un angolo delle mura, sporge una torre rotonda con muro a scarpa fino al coronamento di piccoli archetti triangolari su mensolette, che regge la parte finale coronata di fitte arciere.
Sulla vetta della collina sorge la rocca, grosso blocco quadrangolare, con alcuni tratti di base a scarpa, con una torre quadrata nell'angolo NO e due circolari, con base fortemente scarpata, negli angoli SE e NE; l'ingresso è ul lato O a mezzo di un portale ad arco acuto accanto a quello che sembrerebbe una torre mozza in filarotto.
Già abitata dall’età della Pietra, piú tardi fu probabilmente una base militare etrusca ed anche sotto la dominazione romana fu una base di una discreta importanza nel Mar Tirreno e visse uno dei momenti di maggior splendore sotto il dominio romano della Famiglia dei Domizi - Enobarbi, , come dimostrano i numerosi relitti nelle acque antistanti l’Isola e le menzioni nella letteratura dell’epoca (Giulio Cesare "De Bello Civili I" - Plinio "Historia Naturalis" - Antonino Augusto "Itinerarium Maritimum" - Claudio Rutilio Namaziano "De reditu suo" ). Cosí Namaziano saluta il Giglio, passando davanti all'isola quando lascia Roma (presumibilmente fra gli anni 415 e417 d. C.) invasa dai Goti per far ritorno ai suoi possedimenti in Gallia:
Nell' 805 l'isola fu donata da Carlo Magno all'Abbazia delle Tre Fontane, nel 1269 divenne feudo della famiglia degli Aldobrandeschi ed in seguito al matrimonio di Margherita con Nello Pannocchieschi l'isola passò a quest'ultimo.
Con le seconde nozze di Margherita degli Aldobrandeschi con un suo consanguineo, il Papa Bonifacio VIII (1303), tolse il feudo a Margherita per assegnarlo a Goffredo Caetani. Successivamente con il matrimonio di una Caetani con un Orsini, l'isola divenne proprietà della famiglia Orsini. Fu in questo periodo, fra l'altro, che il 3 maggio 1241, nelle aque circostanti, si svolse la battaglia dove la flotta del re Enzo (figlio di Federico II) annientò quella guelfa genovese che portava a Roma i prelati per il Concilio convocato da Gregorio IX contro lo stesso Imperatore.
A partire dal XIII secolo e fino ai primi anni del XV la repubblica di Pisa, alla quale si deve la struttura urbanistica di Giglio Castello e tutta la cinta muraria, ne ebbe dominio effettivo. L'Isola passò di mano in mano fino ad arrivare all'anno 1559 quando fu acquistata dalla moglie di Cosimo I Medici Eleonora di Toledo, alla morte della quale venne inclusa nel Granducato di Toscana.
Nel XVI secolo, con l'espansione dell'impero Turco, il Giglio conobbe il suo periodo piú buio. Fu oggetto infatti di continue incursioni da parte dei pirati barbareschi arabi e nord-africani. Rimasta impressa nella memoria, fu sicuramente la scorreria condotta dal pirata turco Khayr al-Din Barbarossa che nel 1544 deportò come schiavi ben 700 gigliesi. A difesa dell'isola furono costruite alcune torri, rafforzate le mura ed istituita una milizia civile che venne sciolta solo nel 1860 con l'annessione del Giglio al Regno d'Italia. Solo il 18 novembre 1799 le scorrerie piratesche ebbero fine grazie all'eroica resistenza degli abitanti dell'Isola.
(Fonti: tuttomaremma.com, Utet, wikipedia)